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Il flusso di cassa, anche conosciuto come cash flow nella terminologia anglosassone, sta ad indicare le variazioni in positivo e in negativo della liquidità per effetto della gestione, con riferimento ad un determinato periodo di tempo: si tratta infatti della ricostruzione dei flussi monetari, quindi della differenza tra tutte le entrate e le uscite monetarie di un’azienda.
Essenzialmente se il cash flow è positivo si rileva la disponibilità finanziaria per l’azienda all’interno del periodo di riferimento, mentre invece se il cash flow risulta negativo significa che sono state assorbite più risorse di quanto non ne siano entrate.
Indipendentemente dalla dimensione dell’azienda, la previsione e la gestione del cash flow è la chiave per prendere decisioni strategiche efficaci; una gestione ottimale della tesoreria permette di monitorare tutte le operazioni che riguardano la liquidità, valutando lo stato di salute dell’impresa e soprattutto anticipando possibili criticità.
Tracciare il cash flow aziendale, inoltre, si rivela indispensabile per limitare gli errori, ridurre i rischi e attuare una programmazione mirata, volta sia a pianificare i nuovi investimenti sia a tagliare le spese non necessarie. Infatti, si può considerare il flusso di cassa un componente molto importante dell’autofinanziamento aziendale, se un’impresa non è in grado di generare flussi di cassa adeguati, significa che va rivisto qualche passaggio della gestione.
Grazie alla capacità di generare cash flow e alla solvibilità finanziaria dell’azienda si ottiene fiducia dalle banche e dai fornitori e si può pianificare in modo coerente il futuro dei progetti aziendali.

Cosa s’intende specificamente per controllo di gestione?
Il controllo di gestione è uno strumento di government, di monitoraggio e di valutazione delle performance aziendali grazie al quale vengono individuate le funzioni e le aree che contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi strategici prefissati. Ma non solo, una delle sue più importanti funzioni è quella di prevenire situazioni difficili consentendo di intervenire tempestivamente con correzioni gestionali per migliorare il processo produttivo e garantire la continuità aziendale.
Attraverso il controllo di gestione l’imprenditore e gli stakeholders interessati sono in grado di ottenere un feedback sull’andamento dell’azienda.

Come si esplica il controllo di gestione?
Il controllo di gestione avviene attraverso un processo di diffusione di informazioni utili da parte dell’imprenditore al consulente, il quale raccoglie i dati e li analizza con dovizia di particolari.
Attraverso l’elaborazione, i dati grezzi diventano informazioni ad alto valore qualitativo, in grado di poter decifrare l’andamento aziendale e le performance di periodo.

Perché il controllo di gestione è fondamentale?
Spesso l’imprenditore si trova di fronte alla necessità di comprendere le dinamiche gestionali insite dietro ai freddi dati del bilancio d’esercizio che poco rappresentano i vari processi aziendali, i punti di forza e di debolezza, la strategia e gli obiettivi prestabiliti. Il controllo di gestione risulta dunque fondamentale perché analizza in ogni sua parte l’attività d’impresa, guida ed orienta la gestione della stessa assicurando che le risorse economiche ed i fattori produttivi siano impiegati in modo efficace ed efficiente.

Ci piace definire ogni azienda come un universo con peculiari caratteristiche che la distinguono da ogni altra, per questo è necessario creare un controllo di gestione su misura per ogni impresa, nel modo più giusto e appropriato rispetto alla tipologia di attività svolta, allo stile direzionale del management.

Il concetto di sviluppo sostenibile è stato definito per la prima volta nel 1987 nel Report Brundtland come lo sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri.
Negli anni ’90 fu sviluppato il concetto di di “Triple Bottom Line”, noto anche come “Persone, Pianeta e Profitti” (PPP), secondo cui le aziende non dovrebbero concentrarsi solo sui “Profitti”, ma su ciascuna delle tre P, ovvero Persone e Pianeta.

L’agenda 2030 lo descrive come articolato su tre pilastri: quello della sostenibilità ambientale, della sostenibilità economica e della sostenibilità sociale. Il concetto si è evoluto nei fattori ESG, acronimo di Environmental, Social and Governance e sempre più diffusi sono gli investimenti sostenibili e responsabili (Sustainable and Responsible Investing, SRI), grazie ai quali l’impresa risulta meno impattante per l’ambiente e beneficia di una serie di vantaggi come la riduzione di costi gestionali, una miglior accesso al credito, una miglior rapporto con la PA e con tutti gli stakeholder, un aumento della brand reputation, etc …

Anche il sistema finanziario ha fatto proprio il concetto di sviluppo sostenibile tanto che Julia Hoggett, CEO della Borsa di Londra, ha dichiarato: “Il cambiamento climatico è la sfida più urgente della nostra vita. È essenziale che i mercati globali dei capitali, da tempo motori dell’attività economica, si riorientino per agire al servizio del pianeta. Creando soluzioni per dirigere i flussi di capitale in progetti che affrontano la crisi climatica, molti nel Sud del mondo, la Borsa di Londra può fare la sua parte nel sostenere una giusta transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio”.
Dunque, risulta ormai chiaro come la sostenibilità si inserisca pienamente nelle dinamiche gestionali e finanziarie delle imprese, divenendo per quest’ultime un punto di forza e un modo per creare vantaggio competitivo in grado di garantire la continuità aziendale nel medio/lungo periodo.

Di seguito il link ministeriale sull’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile
https://www.agenziacoesione.gov.it/comunicazione/agenda-2030-per-lo-sviluppo-sostenibile/

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